Ho da poco trascorso un paio d’ore molto stimolanti in un incontro che STAUFEN.ITALIA organizza tre volte all’anno, chiamando un gruppo di executive a portare la propria testimonianza su un tema di volta in volta differente, ma che in generale riguarda la competitività aziendale.
Si parlava, in questo incontro, di crescita delle persone e della responsabilità che i leader hanno nell’agire per ottenerla.
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Chi è responsabile dei comportamenti dei tuoi collaboratori?
Sei soddisfatto dei comportamenti dei tuoi collaboratori? Le persone nell’organizzazione di cui sei responsabile sono sufficientemente motivate? La crescita delle loro competenze è adeguata ai cambiamenti in atto nel contesto in cui operi?
A queste domande non sono molti i leader che conosco che risponderebbero con un chiaro e netto “sì”.
Altrettanto pochi, però, sono quelli che, a fronte di una risposta negativa, si sentirebbero direttamente responsabili della situazione.
Troppo spesso, negli anni, mi è capitato di sentire importanti e capaci manager di impresa lamentarsi delle loro persone.
I comportamenti, la motivazione, la crescita delle persone non sono figli del caso. E non sono neanche determinati da una cattiva selezione in ingresso o dai “costumi” (quanta sociologia da bar…).
L’esperienza delle organizzazioni eccellenti ci racconta una storia molto diversa.
Parafrasando lo slogan della recente pubblicità di Lavazza con Jannik Sinner possiamo dire che “L’eccellenza delle persone è una scelta”.
È in prima battuta una scelta di leadership. Che però non va confusa con “carisma” o “influenza”.
Mike Rother nel suo libro Toyota Kata parla di un “deliberata scelta organizzativa”: si tratta, cioè, di “fare”.
La domanda è quindi: pensi di aver fatto abbastanza per far crescere le tue persone?