Chi non ha mai sentito parlare del brainstorming (letteralmente “tempesta di cervelli”)? Tutti sanno che è una tecnica creativa per cui si mettono insieme più persone coinvolte nella risoluzione di un problema. Queste propongono soluzioni di qualsiasi tipo al problema da risolvere, anche le più stravaganti, senza commentarle o criticarle.
Esiste un modo alternativo e più efficace per affrontare un problema in maniera creativa e si chiama question burst, ovvero letteralmente “esplosione di domande”. In cosa consiste questo metodo ideato? Come spiega Hal Gregersen, il suo ideatore, nelle domande c’è la risposta cioè le domande creano le intuizioni giuste, quelle che lui chiama “domande catalitiche”.
Il meccanismo è simile a quello del brainstorming, ma in questo caso i partecipanti, anziché proporre soluzioni e dare risposte propongono domande. Anche in questo caso non vanno commentate o discusse, ma solo annotate. Qualsiasi tipo di domanda va bene, anche quella che potrebbe sembrare meno attinente al problema da risolvere. Ed anche in questo caso, richiedono una discussione a posteriori.
Per individuare le domande “catalitiche”, cioè quelle che rompono uno schema e creano intuizioni cruciali, i passi sono i seguenti:
- Scegliere un problema o una sfida e spiegarlo al gruppo usando non più di 2 minuti;
- In 4 minuti raccogliere il maggior numero di domande (circa 15/20). Le regole sono: non rispondere alle domande e non spiegare il perché delle domande;
- Studiare le domande e selezionare quelle catalitiche, cioè quelle che hanno il maggior potenziale per rompere lo status quo. Impegnarsi quindi ad intraprendere il nuovo percorso intravisto e cercare le risposte migliori.
Abbiamo sempre pensato che sia fondamentale dare risposte esatte, invece da un po’ di tempo a questa parte stiamo capendo che è più importante fare domande, perché è dalla domanda giusta che viene la risposta giusta.