28 anni fa Michael Hammer spiegava ad un mondo manageriale in preda all’entusiasmo informatico che l’automazione non è la soluzione dei problemi aziendali. Il ragionamento era semplice: “automating a mess yields an automated mess”.


28 anni fa Michael Hammer spiegava ad un mondo manageriale in preda all’entusiasmo informatico che l’automazione non è la soluzione dei problemi aziendali. Il ragionamento era semplice: “automating a mess yields an automated mess”.
Marco: “Per me è un grande onore averla di nuovo tra noi per confrontarci sulle nuove dinamiche lavorative”
Sigmund: “Grazie Marco, dammi del tu. Vedo che il mondo è cambiato in complessità ma non in difficoltà. Ma prego, fammi le tue domande”
Marco: “Il tema del nostro confronto è la Leadership. In particolare, la Lean Leadership. Gran parte del mondo sta copiando la metodologia manageriale lean ma in pochi riescono a raggiungere risultati eccellenti. Quello che manca può essere una giusta Leadership?”
In questo articolo si vuole descrivere uno strumento Lean che per la sua semplicità ed immediatezza potrebbe venire sottovalutato ma che il più delle volte si è rivelato un potente tool atto al miglioramento delle performance e al consolidamento della cultura aziendali: la process confirmation. Con questo termine si fa riferimento a delle tecniche che confermano, per l’appunto, l’attuazione e la condivisione delle attività kaizen da parte di tutti gli attori del processo produttivo.
“Non hai veramente capito qualcosa fino a che non sei in grado di spiegarla a tua nonna” – cit Albert Einstein
Ma cosa vuol dire essere Agili?
Essere agili vuol dire sapersi adattare velocemente ai cambiamenti esterni, come un pugile che deve evitare colpi che non può prevedere a tavolino o come un’azienda che deve servire un mercato con clienti “irrequieti” che ripianificano e cambiano i requisiti tecnici di giorno in giorno.
Ma qual’e’ la caratteristica base, la quintessenza che caratterizza un’organizzazione agile?
La risposta, da dare alla nonna, potrebbe essere: la velocità con cui si prendono le decisioni. Quindi un’organizzazione e’ agile se a fronte di cambiamenti esterni decide come adattarsi e decide in fretta.
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Le dinamiche del business sembrano sempre più convulse e frenetiche, sembra che nulla si possa pianificare e che la pura “reattività” sia l’unica forma di flessibilità.
Nonostante ciò, sempre più frequentemente, si osserva nascere nelle aziende il bisogno di organizzare i processi decisionali: target setting, target deployment, pianificazione, condivisione, comunicazione.
La puntata precedente…
Nel post precedente abbiamo visto come un dashboard sia un supporto, un documento cartaceo, la schermata di un PC, il display di un tablet o di uno smartphone, che ci propone dati in forma “visiva” per facilitare le nostre analisi quantitative. I dati saranno rappresentati utilizzando i grafici, perché in questo modo attiveremo le funzioni visive del nostro cervello e saremo in grado di gestire più dati e stabilire più connessioni. In un dashboard deve esserci spazio anche per il testo per documentare le nostre analisi.
In questo post vedremo invece le virtù che un buon dashboard dovrebbe avere, cerchiamo di rispettarle e sarà davvero difficile fare un brutto lavoro!
Le cinque virtù di un buon dashboard
Anche se la tecnologia oggi ci permette di realizzare praticamente qualsiasi cosa in questo campo esistono dei requisiti, direi proprio delle virtù, che dobbiamo tenere presente se vogliamo realizzare un dashboard efficace ed efficiente.
Prima virtù: un buon dashboard deve essere ricco. Deve cioè offrire all’utente tutta la ricchezza di elementi e dati di cui ha bisogno. Cercando di rispettare il vincolo di far stare tutto nel campo visivo del destinatario, un buon dashboard dovrà cercare di soddisfare tutti i suoi desideri ed andare se possibile anche un po’ oltre. Per far questo lo costruiremo come un abito su misura, chiedendo direttamente agli utenti stessi di quali informazioni hanno bisogno. Non partiremo “dalla struttura dei dati”, ma dalle domande gestionali cui dovranno rispondere. Non dovrà essere ridondante però, perché lo spazio a disposizione sarà sempre la risorsa più scarsa.
Anche quest’anno STAUFEN.ITALIA ha pensato di fare un regalo speciale: una donazione a Save the Children, la più grande organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per migliorare la vita dei bambini, operando in 120 paesi.
Sappiamo che talvolta basta poco per dare un aiuto concreto, serio e determinante per cambiare la vita di tanti bambini.
Però bisogna farlo. Per questo ci piace condividere il fatto che, in concreto, con la nostra donazione sono stati acquistati:
che potranno migliorare la condizione di vita di molti neonati e bambini.
Il TEAM STAUFEN.ITALIA è lieto di auguravi Buon Natale ed un Sereno 2018!
Da guidare un piccolo team composto da 20 risorse e due miei vice, mi sono ritrovata a ricoprire il ruolo di responsabile di produzione dell’intero stabilimento organizzato in 7 team con circa 110 persone in totale.
Nel ruolo precedente tutto era sotto la mia supervisione, dalla gestione delle ferie di reparto al raggiungimento dei KPI, lasciando poco margine d’azione ai miei collaboratori.
Con il cambio di ruolo ho applicato per le prime due settimane lo stesso metodo che utilizzavo in precedenza per risolvere le criticità.
Era un metodo semplice, occuparmi di tutto da sola; il risultato però, è stato inevitabile: il telefono squillava ininterrottamente, la casella di posta intasata che finivo di leggere il giorno dopo, i problemi da risolvere e il raggiungimento dei KPI sulle spalle.
Non riuscivo a capire come fosse possibile in “sole” 8 ore gestire tutto, mantenere un basso livello di stress e contemporaneamente, raggiungere gli obiettivi aziendali prefissati.
Semplice, era impossibile!
E’ stata la matrice di Eisenhower che mi ha dato la chiave per capire cosa stava succedendo: qualsiasi cosa mi sembrava importante e urgente allo stesso tempo.
Il “Lean 4.0” potrebbe essere il nuovo “paradigma manageriale” per gli anni a venire.
Vorrei segnalare un interessantissimo saggio dei professori Terzi, Miragliotta, Macchi e Portioli, del Politecnico di Milano, artefici anche dell’Osservatorio Industria 4.0, di cui Staufen Italia è partner, che evidenzia il nesso tra i due approcci. L’articolo si trova in rete, nel sito dell’Agenda Digitale: “Lean manufacturing, tutti i progressi possibili grazie a Industria 4.0”.
Io ritengo che 3 temi siano degni di attenzione:
a) il 4.0 può facilitare alcuni concetti Lean. Ad esempio, lo Smart TPM consente di realizzare i concetti base del TPM, eliminando il muda della raccolta sistematica dei dati; ciò consente agli operatori di concentrarsi sulle attività a valore di diagnosi ed individuazione delle contromisure;
b) il 4.0 può aprire nuovi scenari prima di difficile realizzazione per il Lean. Si fa qui riferimento in particolare all’applicazione della filosofia lean in contesti ad alta variabilità e bassi volumi. Di fatto questo già avviene, e con ottimi risultati (potremmo citare l’esperienza di Staufen nel settore delle macchine utensili), ma indubbiamente sensori, reti di dati, visual display, etc. aiutano la personalizzazione del prodotto.
c) non va peraltro dimenticato che il lean punta molto sulla semplificazione (forse conscio che, come ci ha insegnato Simon, premio Nobel, l’uomo è un animale a razionalità limitata), più che sulla “complessificazione”, propria dei Big Data e della Business Intelligence. Trovare un giusto equilibrio tra questi due estremi (che vuol anche dire evitare che i processi di problem solving finiscano esclusivamente nelle mani di specialisti, esautorando il personale che sta nel Gemba) sarà un elemento importante delle prossime organizzazioni.
Creare una roadmap che riunisca sinergicamente la filosofia lean e gli strumenti 4.0 è quindi un tema strategico per le aziende. Per questo Staufen ha creato Neonex, società in cui gli specialisti digitali si affiancano ai lean thinker nella predisposizione di soluzioni personalizzate.
Ancora oggi, nonostante i casi di insuccesso siano noti e siano stati scritti sull’argomento decine e decine di libri, molti imprenditori e manager sono convinti che il successo di una trasformazione Lean possa essere raggiunto con un semplice copia incolla degli strumenti “hard” (quali 5S, Kanban, TPM ecc..) del Toyota Production System ed implementandoli nella propria realtà.