La scorsa settimana si è tenuto a Venezia il TWI and Kata Summit Europeo. E’ stata una bella occasione per un incontro con un variegato universo di persone provenienti da tutto mondo (da Australia, Vietnam, USA, Germania, Svezia, Italia …) accomunate dalla volontà di confrontarsi su modalità ed esperienze nella diffusione di processi di miglioramento ma anche da un’ idea di fondo.
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La superficialità del manager si rispecchia nell’operato dei collaboratori?
Nel corso della mia carriera, soprattutto in occasione dell’assunzione di nuove responsabilità, mi è capitato spesso di chiedermi se la mia preparazione fosse adeguata e se i miei collaboratori avrebbero accettato di buon grado la mia guida.
Questo è accaduto in particolare in ambiti tecnici, dove è consuetudine fare avanzamenti di carriera più per riconosciute competenze tecniche, che non per comprovata capacità di leadership e dove mi sono ritrovato da esperto di organizzazione, a dialogare con chi alle volte considera l’organizzazione stessa una materia di secondo ordine.
Mi sarei dunque dimostrato sufficientemente competente nell’affrontare le problematiche di quei reparti e questo avrebbe avuto un riverbero sull’operato dei collaboratori? Avrei corso il rischio di apparire superficiale?
Mr. Ohno goes to Hollywood – parte 2
Un po’ di tempo fa scrissi del Maestro Yoda e delle sue lezioni ai giovani Jedi e a Luke Skywalker ( Mr. Ohno goes to Hollywood ) volte ad apprendere un nuovo modo di mettersi in contatto con tutto quello che ci circonda, a percepire una Forza che, se compressa e assimilata, permette di controllare “sistemi e processi” intorno a noi. Ho parlato poi di assonanze fra questi insegnamenti e le teorie Lean, paragonando il piccolo mentore verde dalle orecchie a punta con Taichii Ohno.
Rimaniamo sempre a Hollywood ma stavolta cambiamo regista, cambiamo cast, cambiamo film e proviamo a vedere se si riesce a trovare un altro fotogramma o un’altra scena, su cui soffermarsi “to think Lean”.
Se guardo a dove mi ero fermato l’altra volta, riparto ancora da Ohno e trovo ancora il suo “copione” a fare da padrone in un cult mondiale: “Matrix” (“The Matrix”, 1999 A. Wachowski).
Per innovare con successo servono i fondamentali
Quando in fabbrica parlo di “Standard Work”, ancora oggi le parole che mi sento ripetere in continuazione sono “…non fa parte della nostra cultura, siamo italiani!”, “…io lo faccio diversamente rispetto ai colleghi”, “…i nostri prodotti sono troppo diversi” e così via. Stante queste premesse, l’approccio comune nella gestione delle operazioni è quello di dare libero sfogo alla creatività dei singoli talenti in maniera del tutto incontrollata.Questo approccio genera performance altalenanti in termini di qualità, rispetto delle consegne e costi sostenuti.
Scorte: la causa e la soluzione di tutti i problemi
Entrando in una qualunque fabbrica è facile riconoscere in poco tempo quali e dove siano le scorte, siano queste di materiale grezzo, di semilavorati o di prodotto finito.
Per meglio capire come si sia arrivati ad avere queste scorte bisogna riflettere sul nome che spesso gli viene dato: scorte “di sicurezza”.
Non digitalizziamo gli sprechi
28 anni fa Michael Hammer spiegava ad un mondo manageriale in preda all’entusiasmo informatico che l’automazione non è la soluzione dei problemi aziendali. Il ragionamento era semplice: “automating a mess yields an automated mess”.
Caro Freud… Cosa ne pensi della Lean Leadership?
Marco: “Per me è un grande onore averla di nuovo tra noi per confrontarci sulle nuove dinamiche lavorative”
Sigmund: “Grazie Marco, dammi del tu. Vedo che il mondo è cambiato in complessità ma non in difficoltà. Ma prego, fammi le tue domande”
Marco: “Il tema del nostro confronto è la Leadership. In particolare, la Lean Leadership. Gran parte del mondo sta copiando la metodologia manageriale lean ma in pochi riescono a raggiungere risultati eccellenti. Quello che manca può essere una giusta Leadership?”
Process confirmation: ottenere molto con piccoli investimenti
In questo articolo si vuole descrivere uno strumento Lean che per la sua semplicità ed immediatezza potrebbe venire sottovalutato ma che il più delle volte si è rivelato un potente tool atto al miglioramento delle performance e al consolidamento della cultura aziendali: la process confirmation. Con questo termine si fa riferimento a delle tecniche che confermano, per l’appunto, l’attuazione e la condivisione delle attività kaizen da parte di tutti gli attori del processo produttivo.
Cosa rende Agile un’azienda?
“Non hai veramente capito qualcosa fino a che non sei in grado di spiegarla a tua nonna” – cit Albert Einstein
Ma cosa vuol dire essere Agili?
Essere agili vuol dire sapersi adattare velocemente ai cambiamenti esterni, come un pugile che deve evitare colpi che non può prevedere a tavolino o come un’azienda che deve servire un mercato con clienti “irrequieti” che ripianificano e cambiano i requisiti tecnici di giorno in giorno.
Ma qual’e’ la caratteristica base, la quintessenza che caratterizza un’organizzazione agile?
La risposta, da dare alla nonna, potrebbe essere: la velocità con cui si prendono le decisioni. Quindi un’organizzazione e’ agile se a fronte di cambiamenti esterni decide come adattarsi e decide in fretta.
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Hoshin Kanri sempre più attuale.
Le dinamiche del business sembrano sempre più convulse e frenetiche, sembra che nulla si possa pianificare e che la pura “reattività” sia l’unica forma di flessibilità.
Nonostante ciò, sempre più frequentemente, si osserva nascere nelle aziende il bisogno di organizzare i processi decisionali: target setting, target deployment, pianificazione, condivisione, comunicazione.