Applicazione dello Shopfloor Management in un contesto Engineering to Order

Mikron produce macchine utensili transfer, altamente personalizzate sulle specifiche esigenze della propria clientela, in particolare per il settore automotive, orologeria ed elettronica.

Dopo alcune esperienze positive di applicazione dello Shopfloor Management maturate all’interno di altre aziende del gruppo, si è pensato di affrontare questa sfida anche presso lo stabilimento di Lugano (Svizzera).
A questo scopo è stato dedicato un piccolo team, che ha avuto la possibilità di sviluppare il metodo su di una singola linea di prodotto. Questo approccio ha consentito di affinare lo strumento in modo appropriato, prima di estenderlo alla totalità delle product line.

D’accordo con il management, si è deciso di iniziare il progetto dal fondo, ovvero dalle fasi di montaggio e collaudo. Idealmente si sarebbe dovuto iniziare con i processi di order management, engineering e procurement. Lo scopo di iniziare dalle fasi “più semplici” era motivato dal fatto di creare dapprima un esempio di successo, per poi passare alle aree più critiche.

Lo SFM presso Mikron si basa su tre livelli:

Meeting 1 (M1)

M1

Presso le aree di montaggio e collaudo, ogni giorno, si svolgono meeting regolari dove, in un tempo contenuto entro i 10’, il capo area verifica con il team operativo i seguenti aspetti:

  • avanzamento lavori e rispetto obiettivi di costi e tempi;
  • criticità emerse sui materiali (per esempio mancanti, errori fornitori);
  • disponibilità delle risorse;
  • difficoltà tecniche (disegni errati, info mancanti, liste pezzi errate).

Questo strumento in pochi mesi ha portato i seguenti vantaggi:

  • maggiore coinvolgimento del team e “tensione” al risultato;
  • miglioramento della comunicazione;
  • riduzione del micro-management da parte dei capi area;
  • presa in carico dei problemi e rapida risoluzione.

Meeting 2 (M2)

M2 Successivamente lo stato di avanzamento di tutti i progetti presenti in officina ed i problemi emersi vengono portati dai capi area in un secondo meeting. A questo partecipano tutti gli attori coinvolti nel processo di realizzazione ovvero: qualità, supply chain, capi progetto, ufficio tecnico e Planning.

Per contenere l’informazione all’interno di un massimo di 15’ si utilizza la tecnica del Go & See, ovvero: non si scende nel dettaglio tecnico del caso, ma si prende in carico il problema e dopo l’incontro si approfondisce con gli enti preposti.

Con i Meeting 2 abbiamo evidenziato i seguenti vantaggi:

  • migliore comunicazione tra gli enti;
  • presa in carico dei problemi e rapida risoluzione;
  • meno interruzioni nel corso della giornata per richieste di informazione o chiarimenti;
  • migliore utilizzo degli strumenti di pianificazione e problem solving.

Meeting 3 (M3)

M3Una volta per settimana, al venerdì, le principali problematiche sia di tipo tecnico che ti tipo organizzativo, vengono discusse in presenza del management e la gestione dei task è supportata da un modulo A3. Nella stessa sede sono presentati anche i KPI relativi a servizio, qualità e costi della settimana trascorsa.

Oltre agli aspetti di “metodo” si è potuto constatare un sensibile miglioramento nel coinvolgimento e motivazione dei collaboratori e capi area.

Grazie ad un supporto puntuale sulle tecniche di Coaching e Mentoring, si è lavorato assiduamente anche sui comportamenti. Ciò sta enfatizzando l’Empowerment dei collaboratori al fine di instaurare un processo virtuoso di miglioramento continuo dei processi e prodotti.
In seguito a questa positiva esperienza, attualmente sono in corso i lavori di estensione del metodo anche ai processi di engineering e procurement. L’obiettivo sarà quello di perseguire un sensibile miglioramento nelle performance di qualità, servizio e costo, fattori di vitale importanza al fine di mantenere la leadership di Mikron nell’attuale contesto di mercato.

Siamo disponibili ad uno scambio di opinioni ed idee, con chi sta muovendo nello stesso ambito. Siamo certi che le esperienze maturate anche in settori operativi diversi, aiutano a trovare utili spunti di riflessione, magari anche a mettere in discussione quanto fatto sino ad oggi.

 

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Un caso di miglioramento continuo nello shopfloor managament

Mandelli Sistemi Spa, azienda produttrice di centri di lavoro ad asse orizzontale, ha intensificato a partire dal 2014, un processo di Lean Transformation che utilizza lo shopfloor management come strumento primario per gestire i vari processi aziendali.

Ad esempio, nel reparto produttivo si svolgono delle brevi riunioni con l’ausilio di 2 tabelloni di infoboard che permettono di controllare lo stato avanzamento lavori e criticità di ogni commessa: il primo per la fase di montaggio macchine, il secondo per la fase di montaggio gruppi. Questi strumenti sono “vivi” e cioè in continuo sviluppo in modo da essere sempre più utili, pragmatici e completi per utilizzatori e responsabili di funzione.

Board mandelli

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L’approccio SMART

Purtroppo mi capita ancora di trovare organizzazioni dove si fa fatica a definire correttamente gli obiettivi. Spesso questi sono vaghi, troppi, irrealistici, e così via.

In questi casi può venire utile rispolverare la vecchia regola di creare obiettivi SMART, ossia Specifici, Misurabili, Alla portata, orientati al Risultato, delimitati nel Tempo (Specific, Measurable, Attainable, Results-oriented, Time-oriented). Questo aiuta a mantenere motivati e a misurare bene i progressi durante il lavoro.

PostBlogSmartObjectives

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Quando LEAN fa rima solo con Clean

Il recente cambio di ruolo di un collega Lean Manager è servito da spunto per la mia riflessione.

In un meeting di “fine mandato” è stato chiesto a tutta la popolazione di fabbrica quale fosse stato il ruolo del collega, e quali le migliorie da lui introdotte nell’organizzazione (ormai a 3 anni dall’inizio del percorso Lean). Continue reading

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Presentare per cambiare

10+1 consigli per preparare presentazioni efficaci

escher_sky_waterNon credo di essere vecchio (quasi 48!) ma quando ho iniziato a lavorare in Italia era appena arrivato in ambito professionale il concetto di presentazione. Power Point era alla versione 2.0 ed era affiancato da diversi concorrenti, alcuni forse persino migliori. I videoproiettori costavano come un’auto di media cilindrata, per questo gli strumenti più probabili erano fogli di carta lucida in bianco e nero e la molto più abbordabile lavagna luminosa. Sì sembra passata un’era geologica, quasi tutto è cambiato, ma ciò che più conta è che la prassi della presentazione oggi è uno standard planetario, dagli executive della City ai comandanti di Al Quaeda…
Power Point di Microsoft, Keynote di Apple e l’emergente Prezi, sono ormai strumenti molto affinati e diffusi, in alcuni paesi persino insegnati nella scuola dell’obbligo. I canali si sono moltiplicati a dismisura, il web ci consente ormai da anni di condividere le presentazioni nei blog, trasformarle in piccoli video da pubblicare su Youtube o Vimeo, accedere a siti espressamente dedicati alla condivisione delle presentazioni come Slideshare.

Nonostante tutto ciò, o forse anche proprio per questo, le presentazioni inefficacie a volte orribili sono più abbondanti dell’aria che respiriamo.

Ecco i miei 10 + 1 consigli per fare un salto di qualità nelle vostre presentazioni:

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Il Virtual Shop Floor Management

Riportiamo la traduzione di un articolo di Jan Haug (Head of Shenyang Branch di STAUFEN.CHINA). Potete trovare qui l’originale.

Jan Haug (Head of Shenyang Branch – STAUFEN.CHINA)


Shop Floor Management – una filosofia di leadership nel “Gemba” (il luogo di azione dove “succedono” le cose)  che ha trovato la sua strada nei capannoni di molte aziende Lean di successo ed è diventato un elemento importante del lavoro quotidiano di molti dipendenti. Tuttavia, soprattutto nelle aree “indirette” e di  R&D,  lo Shop Floor Management “tradizionale” ha trovato i suoi limiti nelle applicazioni internazionali e “multi-site”. Al fine di sostenere la collaborazione tra i team distribuiti a livello globale e per fornire la necessaria trasparenza, il prossimo passo da fare sarà il “Virtual” Shop Floor Management (VSFM).

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Siamo tutti “animali visivi”

Mettete indietro l’orologio di 100.000 anni minuto più minuto meno, siete in una brughiera dell’Europa centrale e state andando in cerca di cibo, non lontano da voi c’è  un vostro competitor proveniente da una tribù vicina. Improvvisamente dal grigio della nebbia emerge una massa più scura. Voi la vedete e siete in grado di percepire che si trova ad un centinaio di passi, il vostro antagonista no. Che si tratti di un branco di predatori o della vostra cena, voi avrete molte più probabilità di trasformare quella percezione in un’occasione di sopravvi01_venza rispetto al vostro simile, meno dotato dal punto di vista visivo. Dato poi che nella brughiera la sera non c’è gran che da fare… Trasmetterete quella caratteristica alla vostra progenie, cioè noi. Continue reading

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Lean Manager o pastori?

Vi siete mai trovati in auto bloccati da un gregge che occupa la strada, intenti nello sforzo inutile di farlo spostare dalla sua posizione in tutti i modi possibili? É la stessa sensazione che spesso si trova ad affrontare chi per la prima volta intraprende un percorso di implementazione della Lean Manufacturing, e che per sogni di gloria di breve termine, pressioni dai vertici aziendali o semplice inesperienza prova a spingere con fatica le persone verso il mondo “snello”.

pecore mod

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Implementazione Lean efficace? Comincia a pulire il muro!

Tutte le aziende dove il Lean funziona davvero hanno cominciato con la Value Stream Mapping (VSM).
E’ come pitturare un muro: se vuoi che la pittura faccia presa, è meglio prima pulire e preparare la superficie piuttosto che verniciare su un muro sporco.

Pulire il muro

 

Vediamo perché: Continue reading

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Il Lean nella cultura latina

Questo post è stato originariamente pubblicato sul blog di Industry Week, dal nostro consulente messicano Artuto Medellin

Since Dr. James Womack coined the term “lean” in Lean Thinking back in the 1990s, the “gospel” has fortunately spread throughout many countries and industries, and the Latin culture is no exception. However, up to now many people think that this methodology is designed for the Asian DNA (especially Japanese), where the ancient military culture and eastern religions lead to self-sacrifice for the good of the collective and a high level of discipline in following standard procedures.

Speedy gonzales Continue reading

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