Scorte zero è da sempre uno degli elementi caratterizzanti del pensiero snello. Questo approccio consente di migliorare il flusso di cassa, nonché di semplificare e rendere più efficiente la gestione logistica nella misura in cui il flusso è tirato.
Qualcuno l’ha sempre pensata in modo diverso, e le mancanze di componenti generate dalla pandemia hanno dato fiato all’approccio opposto: meglio avere materiale in casa per non ritrovarsi impossibilitati a servire il cliente. L’obiettivo scorte zero diventerebbe quindi un concetto obsoleto: bisogna proteggere la disponibilità dei materiali necessari a produrre e vendere
Altri ancora, proprio a fronte di queste incertezze, ritengono di dover ridurre ancora di più il proprio tempo di attraversamento per essere meglio capaci di rispondere ad una domanda incerta. Va da sé che una riduzione dei tempi di attraversamento porta ad una riduzione delle scorte intermedie e finali. La tensione verso la riduzione al minimo delle scorte rimarrebbe dunque per favorire logistiche semplici e a flusso, con impatti positivi sui flussi di cassa.
Oppure si potrebbe concepire un sistema “misto” nel quale a livelli minimi devono essere le scorte di prodotto finito e wip (il focus è dunque sulla riduzione dei tempi di attraversamento) mentre le scorte di materie prime e componenti devono proteggere da possibili shock.
Qual è la vostra opinione sulle possibili evoluzioni future?
- Mantenere al minimo le scorte
- Scorte zero è un concetto obsoleto
- Si va verso un sistema “misto”