Un comune fraintendimento quando si parla di 4.0 è l’impatto che esso avrà sulle risorse umane all’interno dell’organizzazione. Spesso si pensa che, sostituendosi all’uomo, le macchine e la tecnologia possano ridurre i posti di lavoro, oltre che le opportunità di apprendimento e di sviluppo degli operatori.
La verità è che l’avvento del 4.0 permetterà una crescente autonomia dei lavoratori, liberandoli da mansioni ripetitive e facendo spazio a lavori cognitivi come il problem solving strutturato, il monitoraggio ed il miglioramento continuo dei processi. In questo modo, il personale ha più tempo da dedicare alla crescita e alla gestione di attività che creano valore aggiunto all’azienda. Ma senza una leadership adeguata, questa nuova dimensione creata dalla digitalizzazione diventa uno spreco.
Ciò significa che una forte leadership da parte del management di qualsiasi livello è fondamentale nell’affrontare la trasformazione digitale. Infatti, il leader ha il compito di far crescere il suo team e responsabilizzarlo a svolgere attività più complesse, ma soprattutto mai affrontate prima. Ed è proprio qua che la figura del leader diventa essenziale, in quanto è compito suo fornire continuo supporto morale e tecnico in questa fase di incertezze, mettendo a frutto la tecnologia per potenziare le capacità dei propri collaboratori, rendendoli indispensabili per il successo dell’azienda.
Spesso quanto riportato sopra viene sottovalutato, se non che a malapena considerato, il che scatena una reazione d’inerzia e resistenza al cambiamento per paura di molteplici fattori che esso porta con sé, tra cui quelli menzionati all’inizio di quest’articolo. Quindi è fondamentale per le aziende che attraversano questa fase di metamorfosi digitale investire maggiori risorse sulle capacità umane. Specialmente perché senza di esse, la tecnologia diventa obsoleta.